di Giuseppe Rizzi - #leguidesiraccontano
Dopo aver lavorato per oltre trent'anni nella sanità pubblica come fisioterapista, mi sono avvicinato quasi per caso o per gioco alla mostra Dialogo nel Buio. Per me è stato un importante cambiamento, anche se con il mio lavoro precedente questo impiego ha in comune il fatto di avere un contatto con il pubblico.
Sono passato dal trattare pazienti con varie patologie, per le quali dovevo dare una soluzione, ad accompagnare gruppi di persone in una condizione di buio totale; infatti questa mostra prevede di far vivere un’esperienza multisensoriale a visitatori vedenti, non tanto per far comprendere quello che prova una persona cieca, ma per stimolarli a mettere in gioco le proprie risorse e capacità e a valorizzare tutte quelle potenzialità che ognuno di noi possiede e che spesso si danno per scontate. Questa nuova sfida, che ho intrapreso ormai ben dieci anni fa, mi affascina molto, tant'è che questa attività occupa ormai tre quarti del mio tempo; all'interno della mostra svolgo infatti varie mansioni, nelle quali metto il mio massimo impegno.
Spesso partivo presto da casa alla mattina, per tornare a sera inoltrata, prendendo un treno e due metropolitane, molte volte viaggiando in piedi pigiati come sardine, con ritardi quotidiani, quando non addirittura soppressioni delle corse dei mezzi, dove insieme agli altri pendolari mi lamentavo del servizio scadente; beh, non pensavo che simili viaggi mi sarebbero mancati tanto!
Il virus, che ci ha sconvolto la vita, ha purtroppo interrotto tutto questo: rivoglio il mio treno in ritardo, fa nulla anche se viaggio in piedi; rivoglio la metropolitana super affollata con tutta la gente che spesso mi investiva senza nemmeno rendersi conto di avermi rotto il bastone bianco; sì, perché la gente è abituata a camminare guardando il cellulare! Che spettacolo poi quando, accorgendosi della mia presenza, per evitare scontri saltavano a destra e a sinistra come dei canguri!
Vorrei anche tornare alla mia attività sportiva che è quella di tirare di scherma, che pratico da ben nove anni con risultati soddisfacenti! Sì, è vero, anche i ciechi tirano di scherma, ma non si danno botte da orbi come potrebbe pensare qualcuno, ma gareggiano con regole ben precise, tant'è che il nostro movimento è riconosciuto dalla federazione nazionale.
Io sono una persona realista e sono consapevole che ci vorrà ancora molto tempo prima di tornare alla normalità. Tuttavia bisogna pensare positivo, come dice una famosa canzone, e si dovrà trovare un modo per poter riaprire al più presto e tornare a trasmettere il nostro messaggio che, nonostante la disabilità, la vita è sempre degna di essere vissuta!
di Giuseppe Rizzi
Guida di Dialogo nel Buio