Mi chiamo Elisabetta e sono la coordinatrice delle guide di Dialogo nel Buio: sì, proprio le guide che vi hanno accompagnati o vi accompagneranno (speriamo presto!) in quel buio senza spiragli che all'inizio può mettere un po' in difficoltà, ma che a chi accetta la sfida svela la bellezza degli altri sensi e apre la mente.
Tra le varie mansioni che svolgo, ho il piacere di occuparmi della formazione di quelli che molti di voi chiamano "angeli custodi nel buio" e che a noi piace definire "mediatori culturali" perché tessono quel dialogo, intenso e spontaneo, che unisce il "mondo" di chi vede e quello di chi non vede o vede poco, solo in apparenza distinti, per far scoprire che, al di là delle differenze, siamo innanzitutto persone.
Molti di voi si staranno chiedendo chi sono le guide di Dialogo.
C'è chi, avendo di recente subito la perdita totale o parziale della vista, è costretto a reinventarsi cercando un'occupazione, magari completamente diversa da quella svolta in precedenza, che gli consenta di mantenere se stesso e la propria famiglia, ma soprattutto di continuare a sentirsi utile; ci sono giovani neodiplomati e neolaureati che vedono in Dialogo una stimolante opportunità di impiego, ma anche di crescita personale e professionale; altri si rivolgono a noi scoraggiati dalla difficoltà di inserirsi in un mondo del lavoro a volte, purtroppo, condizionato da forti pregiudizi; ma ci sono anche adulti che, pur avendo già un lavoro a tempo pieno presso altri enti o trovandosi in pensione, credono nel nostro progetto e desiderano investire tempo ed energie per contribuire, sensibilizzando sulle difficoltà e le potenzialità di ciechi ed ipovedenti, a rendere un po' migliore la società in cui viviamo.
Ma una cosa accomuna le nostre guide: Dialogo è molto di più che un lavoro; rappresenta infatti una vera e propria missione, un modo per offrire qualcosa di sé ma ricevendo in cambio molto di più: arrivare a sera stanchi, ma felici per aver incontrato, supportato ed emozionato tante persone, è una gratificazione indescrivibile, oltre che una fonte di arricchimento continuo.
Così come ogni traguardo della vita, anche diventare guida richiede grande impegno e sacrificio.
Innanzitutto bisogna imparare ad orientarsi con estrema disinvoltura in ambienti completamente privi di luce e questo, per coloro che si affidano nella quotidianità ad un residuo visivo, per quanto minimo, è tutt'altro che semplice! Poi, in questo buio totale, bisogna apprendere come condurre le persone, rassicurandole ed incoraggiandole a tirare fuori il meglio di sé, a partire dagli altri quattro sensi spesso assopiti perché, si sa, usare gli occhi è molto più facile e a volte impedisce di andare oltre la superficie.
Altrettanto fondamentale è la comunicazione, in un contesto in cui la parola, ma soprattutto la voce con le sue sfumature, rivestono un'importanza strategica.
E tutto questo tenendo conto della varietà di persone con cui ci relazioniamo ogni giorno, diverse per età, livello culturale, provenienza geografica e sociale, ma anche per come ciascuno si approccia e reagisce rispetto al buio.
E in più bisogna essere esperti di disabilità visiva, per poter rispondere in modo esauriente alle mille curiosità dei nostri ospiti, andando al di là della propria esperienza personale: già, perché non tutti i ciechi, ad esempio, leggono con il codice Braille o si avvalgono di un cane guida per gli spostamenti, non tutti fanno sport o sono amanti dell'arte; tuttavia ogni guida deve essere in grado di soddisfare le richieste dei visitatori che desiderano saperne di più su questi e molti altri aspetti della nostra vita quotidiana.
Insomma, come diciamo sempre a chi frequenta i nostri corsi di formazione: non basta essere cieco o ipovedente per fare la guida a Dialogo nel Buio!
Proprio per questo il percorso è lungo e articolato, prevedendo incontri d'aula, esercizi di orientamento, simulazioni e affiancamenti sul campo.
Ricordo persone che, inizialmente timide e col timore di non farcela, si sono letteralmente trasformate, tanto da stupirmi (e stupire innanzitutto se stesse) quando finalmente hanno imparato ad interagire con i visitatori con voce sicura, riflesso della ritrovata autostima, riuscendo ad incoraggiarli, coinvolgerli e anche a divertirli e... a divertirsi! Non manca chi vive momenti di sconforto lungo il cammino, perché l'impresa sembra impossibile: troppo complicato seguire tutti, cogliere e gestire i segnali di disagio, trovare le giuste strategie per relazionarsi con i ragazzi più agitati; ma, nella maggior parte dei casi, la voglia di farcela riprende il sopravvento e così ritrovano l'entusiasmo per continuare a correre verso la meta.
Una meta che, una volta raggiunta, regala una soddisfazione immensa, che non si esaurisce col passare del tempo.
Ecco perché tutte le guide indistintamente, dalle new entry a quelle che sono con noi da quindici anni, esprimono il senso di vuoto che provano in queste settimane, ricordando con nostalgia il giorno in cui hanno accompagnato al buio il loro ultimo gruppo, un ricordo che si fa sempre più lontano...
Ci mancate e, mentre continuiamo a dialogare con voi attraverso i social, guardiamo con fiducia ad un altro giorno, speriamo non troppo lontano, in cui potremo finalmente tornare a dire, con forza: "Benvenuti a Dialogo nel Buio! Io sarò la vostra guida: coraggio, seguite la mia voce!".
Elisabetta Corradin
Coordinatrice delle guide di Dialogo nel Buio