Titolo video
I tempi urbani della pandemia
Video a cura di
Prof. Matteo Colleoni
Maria Giovanna Lahoz
Sarah Taranto
Sinossi
“Quali ritmi urbani ha dettato l’emergenza sanitaria da Covid-19?
Gli spostamenti della protagonista accompagnano lo spettatore in luoghi simbolo della metropoli milanese, narrati attraverso due racconti paralleli centrati sul tema dei tempi e degli orari della città: da un lato le immagini che fotografano i ritmi urbani nella fase della riapertura, dall’altra il racconto delle voci fuori campo che ripercorrono le fasi pandemiche a partire dal 23 febbraio 2020. Un confronto tra passato recente e presente che vuole mettere in luce la trasformazione dei tempi e dei ritmi delle attività urbane ai tempi della pandemia attraverso una descrizione sensoriale che alterna le testimonianze ai suoni della città.”
Descrizione
Il video si apre con l’immagine di un orologio a muro in un bar milanese. Sono da poco passate le 12 di un lunedì di maggio, nella metropoli la vita pian piano sta tornando alla normalità; in antitesi la voce narrante ricorda la data che segnò l’inizio della prima ondata: 23 febbraio 2020.
Mentre il racconto prosegue ci troviamo dinanzi a Palazzo di Giustizia, un time-lapse mostra i flussi costituiti da pedoni, macchine e mezzi pubblici che alternandosi creano il tipico rumore della città in fermento, sostituendosi al silenzio surreale del periodo pandemico.
La protagonista, una studentessa universitaria, è ora sul tetto della Cattedrale e fissa l’omonima piazza dall’alto, uno sguardo lontano che simboleggia la distanza, anche temporale, tra il percepito e il narrato.
Sulla scena un orologio segna l’una meno venti, in lontananza il rumore del lavoro operaio simboleggia la ripartenza.
Lo scorrere dell’acqua in una fontana funge da cambio di scena e dunque della voce fuori campo che ci guida in questo viaggio. Voce maschile che introduce il tema del “tempo”, il cui trascorrere è estremamente soggettivo in un momento in cui tutto sembra essersi “fermato”.
L’elemento acqua lascia il passaggio all’elemento aria: siamo tornati in centro a Milano, è una giornata ventosa. L’orologio in Galleria Vittorio Emanuele segna l’ora di pranzo, una e trentacinque, in sottofondo il vociare dei lavoratori in pausa. Si alternano una serie di orologi che segnano il trascorrere del tempo, sono ora le due e trenta; la sequenza si chiude con un orologio tattile che introduce la nuova voce narrante.
La protagonista sta aspettando l’iconico tram giallo, simbolo che riporta alla situazione dei trasporti in periodo pandemico. Ora i mezzi pubblici stanno tornando a pieno regime, lascito della pandemia i bollini per il distanziamento sociale e le mascherine. Sul tram lo sguardo della protagonista si perde fuori dal finestrino, come ad interrogarsi sulle parole della voce fuori campo. È ora di scendere, siamo arrivati in una delle storiche periferie milanesi, via Padova.
La targa “via Padova” ci trasporta in una realtà multiculturale, la cui vivacità è simboleggiata dalla musica che accompagna la passeggiata della protagonista. Un cartello appeso al cancello di un parco recita in lingua italiana, inglese, spagnola, francese e araba: “lascia questa piazza libera dai rifiuti e dai pregiudizi”.
Il suono dell’acqua accompagnato dallo scorrere delle nuvole del cielo ci trasporta in una nuova zona della città.
La protagonista cammina ora in via Brera. L’ingresso dell’Accademia, ancora vuoto, ci ricorda come i luoghi culturali siano rimasti sospesi, in attesa. L’orologio al secondo piano indica che sono quasi le cinque e un quarto e siamo in ritardo.
Ritorniamo in centro dove il suono dei lavori in corso sostituisce il silenzio dell’Accademia, siamo di fronte ad un altro luogo cardine della cultura milanese, la Scala. Nelle strade adiacenti pedoni, ciclisti e veicoli privati si contendono lo spazio pubblico. La voce narrante ricorda la malinconia della frenesia che caratterizza questa città.
La cupola di Galleria Vittorio Emanuele ci trasporta nell’ultima scena: è sera, la camera inquadra dall’alto una via milanese, un time lapse mostra come il traffico serale sia tornato alla normalità ma la voce fuoricampo ricorda come l’apparenza nasconda dei lasciti che riaffioreranno solo con il tempo, l’importante è imparare a sfruttare i cambiamenti come opportunità.
Si ringraziano
Andrea Bagnasco, videomaker
Giorgio Calabria, Presidente associazione Amici del parco Trotter onlus
Elisabetta Corradin, Coordinatrice guide Dialogo nel Buio
Giovanni Iovane, Direttore Accademia di Belle Arti di Brera
Livia Pomodoro, Presidente Accademia di Belle Arti di Brera
La scelta delle voci narranti è stata dettata dalla necessità di intervistare testimoni privilegiati circa i cambiamenti che hanno caratterizzato la città nel periodo pandemico, punti di vista differenti ma complementari che ci hanno permesso di restituire una prospettiva della metropoli milanese che fosse articolata e composita.
La prima voce guida è quella di Elisabetta Corradin che ci ha permesso di osservare la città con un focus sul singolo e sulla sua sfera più personale, oltre all’attenzione verso i rumori urbani. A seguire Giorgio Calabria, testimone privilegiato in una storica “periferia” milanese, dove la situazione pandemica ha acuito e moltiplicato le differenze e difficoltà presenti. Infine, due sguardi sulla cultura milanese, per ricordare come la ripartenza sia avvenuta a velocità differenti.